Potrei cercare frastagliando tra il millennio passato e quello che stiamo vivendo la mia svolta, e i motivi che mi hanno portato ad immaginare un giornale che si chiami così.

Come gli eventi che leggiamo sulle altre testate che titolano “la svolta” auspicando un cambiamento che non avviene. Che dovrebbe avvenire. Che stiamo aspettando e che… eccolo lì. 

È raccontato come un attimo specifico in cui le strade, per magia, prendono una direzione che rende quel qualcosa plausibile, reale, diverso. Il punto di non ritorno durante il quale accade il necessario: non si può più fare retromarcia e occorre solo prender fiato e coraggio, e guardare avanti.

Forse ti è accaduto qualcosa del genere. Un momento di lucidità in cui hai preso una decisione e via, hai coraggiosamente “svoltato”.

Oppure un instante in cui hai sentito che il destino ti chiamava e dovevi lasciarti coinvolgere in un’avventura che ti ha portato oltre quanto pensavi sarebbe stato immaginabile fino ad allora.

Per me non è stato così: potrei raccontare decine di svolte e di piroette che mi hanno portato a scrivere ora e reso la persona che sono oggi. Uscire di casa presto, lasciare un ragazzo, salire su un aereo, cambiare ginecologa, prendere una posizione, fare un colloquio, avere sempre fretta, domare l’ansia, conquistare la calma. Dire di no, dire di sì. Sbagliare.

Alla maggior parte delle persone non accade che la vita si risolva in un breve spazio di tempo chirurgicamente individuato: non funziona come in “sliding doors”.

#lasvolta è fatta di piccoli attimi e di tante difficili infinitesimali decisioni che prendiamo tutti i giorni e che ci costano sacrifici e solitudini. E che all’interno del percorso di una vita ci portano a quegli incroci, quelli “grandi”, quelli importanti, che fanno una biografia. Che restituiscono una vita di impegno.

Per questo stesso motivo nasce La Svolta.

Perché nel Paese il cambiamento non accadrà “tutto a un tratto” e se stiamo pensando di realizzarlo insieme, giorno per giorno, ci vuole uno sherpa che possa segnalarci – durante il percorso – i passaggi complessi, e renderli più semplici, intuibili, visibili.